REAL CITTADELLA DI MESSINA

12 marzo 2005

 

 

Programma

 

I nostri antichi vessilli

 

La capitolazione della Real Cittadella

 

 


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Movimento Neoborbonico

Associazione Culturale Due Sicilie di Gioiosa Jonica

Associazione Culturale "Generale Fergola"

 

 

12 Marzo 1861

Capitolazione della

"Real Cittadella di Messina"

 

 

12 Marzo 2005

Convegno sulla storia della Cittadella,

sul significato della sua capitolazione e successiva distruzione

 

 

Sabato 12 Marzo 2005

 

Ore 11,00

Deposizione di una corona d'alloro sul bastione Santo Stefano della Cittadella, in ricordo dei soldati caduti;

Commenterà e guiderà la visita ai bastioni: Salvatore Serio (Delegato Movimento Neoborbonico Valdemone).

 

Ore 17,00

Aula Consigliare della Provincia Regionale di Messina:

 Convegno sulla storia e la capitolazione della Cittadella.

 

Presiede: Prof. Nicola Zitara (Presidente Associazione Culturale "Due Sicilie");

porterà il saluto della città: Avv. Francesco Rizzo (Consigliere Comunale).

 

Intervengono:

Prof. Vincenzo Gulì (Vicepresidente del Movimento Neoborbonico);

Dott. Franz Riccobono (Storico);

Antonio Ragusa (Associazione Culturale "Generale Fergola");

Prof.ssa Mariolina Spadaro (Università Federico II di Napoli).

 

 


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I nostri antichi vessilli

(Il saluto di Nicola Zitara sui bastioni della Cittadella)

 

"Porto il saluto dell'Associazione Due Sicilie.

Mi pare di essere, se non il più vecchio fra voi, uno dei più vecchi. Solo in quest'ultima fase della nostra vita riprendiamo coscienza di una dignità e di un ricordo, di un punto d'onore, che per tanto tempo è stato mistificato, che noi stessi non abbiamo avuto la forza di ritrovare. Oggi lo ritroviamo, ma non può fermarsi né all'omaggio ed al pellegrinaggio sugli spalti dove i nostri antenati sono morti, né allo sventolio di un gagliardetto e di una bandiera; deve essere una rinnovata coscienza di partecipazione al nostro popolo, ai nostri legittimi interessi di nazione, di famiglie, di persone. Una rivendicazione sopratutto della nostra dignità, del nostro passato che viene trascurato deliberatamente, ipocritamente, con grande malafede, nell'insegnamento dei giovani e anche dei meno giovani ...

 

E allora ci deve essere un momento di patriottismo da parte di chi è venuto qui, di patriottismo meridionale ... noi siamo nella nostra terra, non nella terra di Cavour, di Vittorio Emanuele e della bandiera tricolore; noi siamo nella nostra terra con i vessilli antichi della nostra storia: questo ci dobbiamo ricordare ...

Vi invito, pertanto, a riconsiderare, a riflettere, nel senso più profondo, il significato di questo nostro incontro."

 

ALCUNE IMMAGINI DELLA MANIFESTAZIONE

 

Salvatore Serio e famiglia sotto la statua di Carlo III

 

Bastione della Cittadella

 

La corona ai valorosi della Cittadella

 

Il pubblico sui bastioni

 

La conferenza nella sala della Provincia

 


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da "La Gazzetta del Sud", 14 marzo 2005

 

Il significato della capitolazione 

della Real Cittadella

 

MESSINA - Riscrivere la storia del Risorgimento interpretandola da un'angolazione diversa da quella che è stata per quiasi 150 anni proposta nei testi scolastici, una storia vista dalla parte dei vinti, di cui si vuol esaltare la visione profetica dell' "avvento degli sciacalli al posto dei gattopardi". Questo l'impegno del Movimento Neoborbonico Nazionale (di cui esiste una delegazione a Messina e un'altra in Valdemone) nato undici anni fa con l'intento di riscoprire il periodo borbonico e che, insieme alle associazioni culturali "Le Due Sicilie" di Gioiosa Jonica e "Amici del Museo" di Messina, ha supportato l'iniziativa della neonata associazione "Generale Fergola" nell'organizzazione di un convegno sulla "Storia della Real Cittadella di Messina, sul significato della sua capitolazione e della successiva distruzione".

 

I fatti: a metà febbraio 1861, a quai un anno dalla spedizione dei Mille, cadde la fortezza di Gaeta e Francesco di Borbone riparò a Roma. La guarnigione al comando del generale Fergola (comandante anche dei forti del SS. Salvatore, della Lanterna, e di Don Blasco), rimasta entro il perimetro della Cittadella assediata dai piemontesi, avendo giurato fedeltà al re, resistette ad oltranza per circa un mese, quando lo scoppio di una polveriera costrinse il Fergola a chiedere una tregua che non gli fu concessa e, poco dopo, ad arrendersi al generale Cialdini.

 

Al convegno, tenutosi nella Sala consigliare della Provincia, dopo la commemorazione dei 46 caduti in quella circostanza e la deposizione di una corona d'alloro nella Cittadella, ha portato il saluto della città il consigliere comunale Francesco Rizzo.

 

Lo storico Franz Riccobono ha ampiamente descritto la storia e le caratteristiche della struttura fortificata che il primo consiglio comunale, dopo l'arrivo dei garibaldini, aveva deciso di radere al suolo, decisione che venne bloccata dallo Stato Maggiore dell'esercito. E continuò ad essere utilizzata dai militari, finché non iniziò il suo declino. L'incuria degli amministratori - ha lamentato - ha fatto sì che oggi questo "luogo magico della nostra storia, luogo della memoria e del mito" si sia trasformato in discarica pubblica e luogo di delinquenza.

 

E sulla urgenza del recupero della Cittadella e sulla bonifica dell'area circostante si sono espressi tutti i relatori, non solo perché la cittadinanza possa fruirne, ma soprattutto perché possa recuperare la memoria storica e la propria identità. Su tale concetto, allargato all'intero Meridione, si sono soffermati il prof. Nicola Zitara, presidente dell'associazione "Le Due Sicilie", Antonio Ragusa dell'associazione "Fergola", l'on. Giovanni Davoli, per 15 anni consigliere comunale di Messina, ed il prof. Vincenzo Gulì, vicepresidente del Movimento Neoborbonico Nazionale. Quest'ultimo ha ricordato i problemi dell'Italia post-unitaria che vanno sotto il nome di Questione meridionale e, nel proporre la riscoperta del periodo borbonico, ha affermato che "dal 1861 a oggi non si sono avuti altro che governi antimeridionalisti".

 

La prof. Mariolina Spadaro, dell'Università Federico II di Napoli, ha rivalutato, fra l'altro, la figura di Francesco II. Per la studiosa il sovrano non sarebbe stato il "Franceschiello" dalla debole attitudine al governo, incapace a frenare la dissoluzione delle Due Sicilie, ma colui che lottò strenuamente, pur consapevole della sconfitta, guadagnandosi la vittoria morale.

 

Dopo essersi battuto sugli spalti della fortezza di Gaeta, da Roma inviava lettere a coloro che combattevano nel suo nome a difesa della Cittadella, "esortandoli a combattere - ha detto - con dignità e valore, con senso del dovere e lealtà, non per una sorta di ingenuità politica che gli potesse far sperare di mantenere il trono, ma per il timore che il nuovo stravolgesse la fisionomia degli Stati e che venissero calpestati i diritti e le leggi."

 

Hanno raccontato la loro verità che, condivisibile o no che sia, esprime un ideale che è quello di tutti noi e, cioé, che dalla riscoperta delle radici si attingano energie morali da investire nel presente, guardando al futuro con la prospettiva di una ripresa del Meridione e di questa città che languisce, vittima di se stessa e del disinteresse dei suoi amministratori.

 

Anna M. Crisafulli Sartori

 


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